"Le Parole sono come pallottole, usale con cura" cit.
All'interno dell'Approccio Strategico viene utilizzato il termine "presunte psicosi" poiché convinti che la diagnosi di psicosi sia nella maggior parte dei casi una diagnosi errata che facilita il crearsi, da parte dei familiari e degli operatori addetti alla salute una vera e propria "profezia che si autoavvera". L'assumere sin dall'inizio che un paziente sia psicotico significa "etichettarlo" e quindi rimanere intrappolati in una credenza che non permette alcuna possibilità di trattamento.
Lo psicologo clinico deve sempre adoperarsi per alleviare la sofferenza del paziente e di coloro che gli stanno attorno, anche quando tali casi sono considerati clinicamente non trattabili. Definendo il paziente come psicotico si crea, invece, la condizione in cui sia lo psicologo sia coloro che sono vicino al paziente, verranno inevitabilmente sopraffatti da una sensazione d'incapacità e impotenza nei confronti della patologia.
La parola "presunta" è già essa stessa sia terapeutica che ambivalente; da un lato, infatti, instaura un dubbio sia nel paziente che nei familiari, dall'altro getta un raggio di speranza accompagnata dalla sensazione che qualcosa può essere fatto. Se il trattamento ha successo e il paziente supera la sintomatologia psicotica, possiamo dunque affermare che non si trattava di un caso di psicosi. Molti sono stati i casi di pazienti diagnosticati come psicotici che, mediante interventi strategici, hanno completamente risolto la loro presunta psicosi.
Nel dire ciò non stiamo affermando di essere in grado di curare pazienti psicotici, ma bensì che attraverso interventi risolutivi è stato dimostrato come molti pazienti non fossero afflitti da una reale psicosi ma dai sintomi invalidanti che sono associati a tale disturbo.
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