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23 giugno 2012 6 23 /06 /giugno /2012 10:04

punto-di-domanda

 

"Non so dirti se sarà meglio quando sarà diverso ma sono dell'opinione che debba cambiare se vuoi che migliori" cit.

 

1) Quanto dura un percorso o un intervento clinico con Approccio Strategico?

 

Per definizione l'intervento è focale e breve, ma l'esatta durata del trattamento psicologico varia a seconda delle situazioni. Nella maggior parte dei casi tale forma di intervento induce i primi cambiamenti già a partire dalle prime sedute del trattamento.

 

2) Le sedute sono settimanali?

 

Nelle prime fasi del trattamento le sedute possono essere sia a cadenza settimanale che quindicinale, a seconda del tipo di problema presentato e delle esigenze della persona stessa. Una volta ottenuto lo sblocco del disturbo, e quindi il primo sostanziale miglioramento, le sedute vengono ulteriormente distanziate per permettere alla persona di sperimentare nella propria vita quotidiana le ritrovate risorse e capacità, senza che venga a crearsi una forte dipendenza dalla figura del terapeuta. Il percorso si conclude infine con 3 controlli (follow-up) condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, per verificare il mantenimento del risultato nel tempo.

 

3) Quanto dura una seduta?

 

La durata di una seduta strategica non è mai predeterminata, ma varia di volta in volta a seconda delle diverse esigenze della persona in terapia, della fase del trattamento in cui si trova e del tipo di problema presentato. La durata della seduta può quindi variare ampiamente da un'ora o più (nei primi incontri) fino a venti minuti (generalmente nelle fasi avanzate del trattamento), a seconda della valutazione del terapeuta riguardo all'avvenuto raggiungimento degli obiettivi di ciascun incontro. Anche per quanto riguarda la durata della seduta, dunque, l'unica linea guida fondamentale seguita dallo psicologo è l'estrema flessibilità, guidata sempre però da specifici obiettivi prefissati.

 

4) I risultati sono duraturi nel tempo?

 

Come emerge chiaramente dai follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine del percorso, la presenza di ricadute è minima e generalmente non si verificano nel tempo spostamenti del sintomo.

 

5) Si prevede l'utilizzo di farmaci?

 

In un intervento psicologico non si prevede l'ausilio di farmaci. Qualora il paziente arrivasse in terapia con una cura farmacologica in corso, si suggerisce di proseguire con questa seguendo le indicazioni del proprio medico o psichiatra. Sarà preoccupazione dello psicologo - negli ultimi stadi del percorso e in seguito a consultazione con il medico o lo psichiatra curante - renderlo in grado, se possibile, di ridurre gradualmente l'utilizzo dei farmaci, fino ad arrivare ad una completa interruzione dell'assunzione. Questo avviene, generalmente, in tutti i casi di disturbi d'ansia (ansia generalizzata, attacchi di panico, ossessioni, compulsioni, agorafobia e altre fobie), disordini alimentari o depressione reattiva, che giungono in terapia con una cura farmacologica in corso. Fanno eccezione a questa regola rari casi, solitamente disturbi psicotici o depressioni di tipo endogeno, in cui il terapeuta può ritenere utile una terapia di tipo integrato e ricorrere quindi alla collaborazione di uno psichiatra. In questi casi il terapeuta, in accordo con il paziente, richiede al collega psichiatra un supporto farmacologico che permetta di ottimizzare l'efficacia e l'efficienza dell'intervento psicoterapeutico.

 

6) Credo che un mio familiare abbia dei problemi che potrebbero essere risolti con l'approccio strategico, ma la persona in questione non vuole rivolgersi ad uno specialista. Cosa posso fare?

 

Molto spesso le persone che presentano determinati tipi di problemi, ad esempio disordini alimentari o particolari difficoltà relazionali, rifiutano di rivolgersi ad uno specialista o appaiono estremamente resistenti a qualsiasi tipo di intervento. In questi casi la famiglia, se adeguatamente indirizzata, può svolgere un ruolo fondamentale e determinante nel trattamento del disturbo. In queste situazioni lo psicologo che utilizza un approccio strategico è solito fare un primo incontro con i familiari, o con altre persone che sono vicine a colui che manifesta il problema, e valutare con loro cosa sia possibile fare per intervenire. Il terapeuta strategico potrà quindi dare indicazioni su come cercare di coinvolgere il "portatore del disturbo" nella terapia, oppure dare indicazioni concrete ai familiari su come comportarsi relativamente alla persona e al disturbo in questione, ricorrendo così ad una forma di terapia indiretta. In seguito a questo intervento può capitare che il "paziente designato" decida di entrare nel percorso in un secondo momento; negli altri casi si procede solo in maniera indiretta.

 

7) Il trattamento è puramente sintomatico? E se sì, c'è il rischio che una volta risolto un sintomo si vada incontro a sintomi sostitutivi?

 

Nell'approccio strategico ci si occupa da una parte di eliminare i sintomi o i comportamenti disfunzionali per i quali la persona è venuta in consulenza, dall'altra di produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa costruisce la propria realtà personale e interpersonale. Ovvero, di produrre dei cambiamenti nella percezione della realtà della persona e non solo nelle sue reazioni comportamentali, in modo da spostare il suo punto di osservazione dalla posizione originaria, rigida e disfunzionale, ad una prospettiva più elastica e con maggiori possibilità di scelta. Questo porterà ad un conseguente cambiamento anche delle sue modalità comportamentali e delle sue cognizioni. Un percorso di tipo strategico non rappresenta quindi un trattamento puramente sintomatico, ed è proprio per questo che, una volta risolto il problema portato in terapia, non si sviluppano sintomi sostitutivi.

 

www.Psicologo-Enricochelini.it

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19 giugno 2012 2 19 /06 /giugno /2012 10:04

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RISORGERE E VINCERE: Una storia di talento, tecnica e strategie mentali

Aldo Montano - Giorgio Nardone - Giovanni Sirovich

 

Trionfare alle Olimpiadi non è cosa da tutti.

 

Ma affrontare una crisi durissima e risorgere ai massimi livelli nonostante gli infortuni è forse un’avventura irripetibile per uno sportivo. Il protagonista di questa impresa è Aldo Montano, campione indiscusso della scherma italiana e internazionale degli ultimi anni.

 

È una storia di rivalsa, di vittorie, costellata anche di profondi timori e delusioni, che culmina con l’esaltante conquista che ha portato Montano sul gradino più alto del podio ai Campionati mondiali di Catania del 2011.

 

Il racconto è una cronaca sportiva avvincente, e insieme un moderno romanzo di cappa e spada – incruento e spesso ironico – raccontato da un punto di vista privilegiato, «dietro le quinte», dalle voci dei tre personaggi: il campione Aldo Montano, il commissario tecnico della nazionale di sciabola Giovanni Sirovich e Giorgio Nardone, «psicologo e stratega».


Rispettivamente talento, tecnica e forza della mente: al di là delle doti naturali e della potenza muscolare dell’atleta, la performance richiede modelli percettivi e reattivi elevatissimi, in cui la tecnica si fa fluida, spontanea, fino alla «trance agonistica». Così il Problem Solving Strategico, l’ipnosi e gli stratagemmi suggeriti diventano strumenti altamente efficaci a disposizione dello sportivo – e determinanti nel caso di Montano.

 

Il testo, infatti, rappresenta anche una sorta di manuale di scienza della performance. Ma l’autentica bellezza di queste pagine, la loro profonda umanità, è che può riguardare tutti noi da vicino, e insegnarci che il coraggio e il sacrificio sono risorse insostituibili in qualunque situazione.

 

"Una metafora evocativa di come ogni individuo dovrebbe agire in vista degli obiettivi esistenziali o professionali: mai farsi scoraggiare dagli ostacoli e dalle avversità del destino, anche quando questo richiede sforzi erculei e sacrifici estremi, così come l’umiltà di mettere in discussione le proprie idee e azioni, sino a sconvolgerle, se necessario. Al di là della vicenda sportiva, questa storia rappresenta una lezione di vita bella e profondamente educativa."

 

www.Psicologo-Enricochelini.it

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Chi Sono...

  • : Dr. Enrico Chelini - Psicologo Livorno
  • : Temi di carattere Psicologico rivolti alla salute e al benessere. Il Blog è gestito dal Dr. Enrico Chelini Dr. Magistrale in Psicologia Sperimentale, coach, Ipnotista di 1° livello, specializzando in Psicoterapia Breve Strategica presso il CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone. Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Toscana al n° 5887. Fondatore dell'Associazione Umanitaria Serendipity. Via delle Galere n°40 Livorno Via Provinciale Pisana n°3 Livorno w
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